La sinistra in Liguria…minacciata anche dal ritorno all’ora solare

Da tutti i giornali

         Il ritorno all’ora solare, che scatterà nella prossima notte, mentre in Liguria si sarà appena concluso o starà per concludersi l‘allestimento dei seggi per l’elezione anticipata del presidente e del Consiglio regionale, contribuisce forse ad alimentare come un presagio la paura che si avverte nell’ex campo largo della sinistra, ristretto da Giuseppe Conte imponendo al Pd l’estromissione di Matteo Renzi. Una paura neppure tanto nascosta dietro l’aria di festa del comizio finale della campagna elettorale, con Elly Schlein e lo stesso Conte sullo stesso palco ma non una accanto all’altro, distanziati di due posizioni: l’una peraltro con una vistosa giacca più rossa che viola su camicetta bianca e l’altro scuro anche nell’abbigliamento.

Il comizio finale del centrodestra per il rinnovo anticipato del Consiglio regionale ligure

         La paura, a sinistra, è che a tornare indietro fra domani e lunedì non saranno solo le lancette dell’orologio degli elettori, ma anche gli umori di questi ultimi. Nel senso che, a dispetto delle elezioni anticipate praticamente imposte dai magistrati arrestando il governatore precedente Giovanni Toti e liberandolo solo dopo le sue dimissioni e la conseguente decadenza dell’amministrazione, i liguri potrebbero confermare il centrodestra eleggendo alla presidenza della regione l’attuale sindaco di Genova Marco Bucci. Che è stato convinto a candidarsi dalla premier in persona Giorgia Meloni, accorsa al comizio conclusivo con gli altri leader nazionali della coalizione.

La vignetta del Secolo XIX di Genova

         Indicativa della paura della sinistra di perdere la partita, o “la battaglia” secondo il titolo di Repubblica, è una vignetta sul Secolo XIX di Genova in cui Stefano Rolli scherza sull’augurio abituale della vittoria al “migliore”. “Piano con i titoli”, dice l’interlocutore che teme evidentemente la vittoria del peggiore, dal suo punto di vista, pensando a Bucci piuttosto che all’ex ministro Andrea Orlando.

         Consapevole probabilmente delle difficoltà locali create da Conte col veto posto ai renziani, che potrebbero risultare decisivi per la vittoria di Bucci, già sostenuto da loro come sindaco di Genova, la Schlein ha caricato molto di politica nazionale la sua campagna elettorale, attaccando il governo Meloni come fa appunto Renzi nella sua ultima, anzi penultima edizione. Ma i sondaggi dimostrano che le polemiche contro il governo lasciano sostanzialmente invariati umori e rapporti potenziali di forza.

         Nelle valutazioni medie dei sondaggi effettuati dai principali istituti appena pubblicate da Repubblica il partito della Meloni a livello nazionale ha perso in 15 giorni uno 0,3 per cento di voti compensato nel centrodestra da uno 0,5 per cento in più della Lega e da uno 0,2 per cento in più di Forza Italia. Il Pd della Schlein ha realizzato uno 0,2 per cento in più che non cambia nulla nel confronto fra gli schieramenti considerati nel loro complesso, essendosi verificata una flessione della sinistra radicale rossoverde.  

La crisi dell’Onu in quell’inchino di Guterres a Putin nel terzo anno di guerra in Ucraina

Dal Dubbio

Come per i nomi, alcuni dei quali sono presagi per chi li porta, così per le foto ce ne sono di particolarmente significative, direi emblematiche, delle persone riprese e delle condizioni felici o infelici in cui esse si trovano. E’ il caso di quella che ha ripreso il segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterres, in riguardosissimo saluto col presidente della Russia Vladimir Putin. Che pure da più di due anni e mezzo è in guerra da lui stesso mossa all’Ucraina chiamandola peraltro “operazione speciale”, come se si fosse trattato di un intervento di polizia per ristabilire l’ordine in un territorio non autonomo o sovrano, ma ribelle, sfuggito all’ordine e alla disciplina della Madrepatria Russia.

La guerra in Ucraina

       Prima ancora che riesplodesse il Medio Oriente col pogrom antiebraico del 7 ottobre 2023, la durissima reazione di Israele e tutto il resto, l’aggressione russa all’Ucraina era apparsa nel 2022 anche il segno della crisi dell’Onu, fondato alla fine della seconda guerra mondiale per garantire pace e sicurezza dappertutto.  

Una postazione Onu in Libano

Putin agisce in Ucraina per nulla intimidito dall’Onu, dove col suo diritto di veto la Russia è del resto in grado di bloccare ogni serio intervento per proteggere l’Ucraina. Ciò ha  contribuito a fare scambiare dal premier israeliano Beniamjn Netanyau per avamposti del suo esercito anche i presidi delle Nazioni Unite in territorio libanese, disinvoltamente invitati, si far per dire,  a spostarsi per non intralciare le operazioni militari ebraiche. Un invito peraltro preceduto da un discorso dello stesso Netanyau all’0nu liquidatorio di quell’organizzazione e del suo segretario generale, dichiarato “persona non gradita”.

          Fra le priorità drammatiche avvertite a livello internazionale, con  guerre sempre meno in “pillole” di quanto non le avesse ottimisticamente avvertite il Papa negli anni scorsi, forse la più grave è diventata proprio l’impotenza assoluta delle pur costosissime Nazioni Unite.   

Pubblicato su Dubbio

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