
Mi sto ancora stropicciando gli occhi, anche mentre scrivo, per essermi trovato d’accordo sulla conclusione dell’editoriale di ieri del Fatto Quotidiano. Dove -spaziando tra una costa e l’altra dell’Atlantico, dall’orecchio fasciato di Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti ormai lanciato verso la riconquista della Casa Bianca da quel giovanotto che lo ha mancato di qualche millimetro o centimetro, all’orecchio libero di Giorgia Meloni, cui tutti sussurrano consigli su come comportarsi nell’Unione Europea- Marco Travaglio ha chiesto: “Ma perché un cittadino dovrebbe votare se tutti s’impegnano a convincerlo che, passata la festa, a decidere è sempre quell’invisibile pilota automatico che trasforma ogni voto di cambiamento nella più bieca restaurazione?”.

Magari, per non tradire le sue abitudini il direttore del Fatto ha esagerato nel parlare di “bieca restaurazione”, ma ci ha azzeccato in pieno col “pilota automatico”. Col quale molti vorrebbero che continuasse ad essere governata, gestita e quant’altro, per esempio, la comunità europea che chiamiamo Unione, a prescindere dai risultati delle elezioni che ne hanno rinnovato il mese scorso il Parlamento. Di cui non a caso è stata appena rieletta con più voti di prima la maltese Roberta Metsola. E sta forse per essere confermata alla presidenza della Commissione, salvo clamorose sorprese, la tedesca Ursula von der Leyen. Alla quale -dicono i bene informati- dall’esterno, non facendone parte, la premier italiana non ha ancora deciso, non sa, e si spera che scoprirà in tempo quale voto indicare agli europarlamentari italiani eletti nelle liste da lei capeggiate in ogni parte della Nazione, come lei preferisce definire quello che altri chiamano Paese.

La conferma della von der Leyen, ormai Ursula familiarmente e più o meno simpaticamente , potrebbe anche essere, per carità, la migliore soluzione possibile. E persino la più conveniente all’Italia per il posto che le sarà alla fine destinato nella Commissione pensando all’attuale ministro Raffaele Fitto o altri. Ma ciò che stona un po’ con la democrazia intesa come quella cosa che alle determinate scadenze fa i conti con gli elettori per essere smentita o confermata, corretta o rovesciata, secondo i casi, è la pretesa di affidarla appunto ad un pilota automatico, come scrive Travaglio. E quello implicito, per esempio, nel lungo articolo in cui sul Corriere della Sera, rivolgendosi a lei anche direttamente, il senatore a vita Mario Monti ha praticamente consigliato alla Meloni di fare la crocerossina non tanto della Francia e della Germania quanto dei loro vertici, per aiutarli a superare le difficoltà in cui si trovano. In Francia addirittura il presidente Emmanuel Macron deve sciogliere il nodo della formazione del nuovo governo dopo avere sciolto anticipatamente l’Assemblea Nazionale per semplificarsi la vita, secondo le intenzioni: almeno quelle attribuitegli pensando ai tre anni ancora che gli rimangono del secondo ed ultimo mandato all’Eliseo.
Il soccorso di Roma a Parigi e Berlino sarebbe dovuto per un “punto di riferimento” dovuto alle pure “malconce” Francia e Germania e per il rischio dell’Italia, evidentemente anch’esso dovuto, di trovarsi esclusa da due trittici immaginati, vaticinati e non so cos’altro da Monti. Uno, di carattere economico, sarebbe costituito da Francia, Germania e Spagna. L’altro, attinente alla difesa e alla sicurezza, peraltro con guerre non fredde ma calde in corso dentro e sui suoi confini, sarebbe costituito da Francia, Germania e Polonia.
Con tutto il rispetto personale e istituzionale dovuto a chi ha tanto onorato l’Italia da esserne diventato senatore a vita per nomina presidenziale, un attimo prima di assumere peraltro la guida di un governo tecnico di emergenza, il ragionamento di Monti sembra di quelli adatti più ad allontanare che ad avvicinare i già tanti diffidenti elettori alle urne, facendoli sentire semplicemente inutili. E’ un ragionamento che fra i vari miracoli ha prodotto quello accennato della mia convergenza personale con Travaglio. E degli occhi che continuo a stropicciarmi anche ora che ho smesso di scrivere.
Pubblicato sul Dubbio































