
Sconfitti nelle elezioni europee di giugno, come sostengono i loro avversari, o soltanto contenuti, come ritengono i critici più avveduti, per niente convinti di avere davvero vinto la partita, o violentati dalla pervicace volontà di Parigi e di Berlino di imporsi a tutti gli altri soci, vecchi e nuovi, dell’Unione continentale formalizzata con i trattati di Maastricht del 1992, i sovranisti hanno buone ragioni di sperare in una ripresa.
Lavorano a loro favore ogni giorno, e ogni notte, proprio quelli che dovrebbero combatterli migliorando l’Unione. Cioè gestendola o addirittura governandola, prima ancora che cambiandone le regole, in modo da far crescere la fiducia in essa. Così dovrebbero fare i componenti della Commissione di Bruxelles a capo della quale è stata confermata, all’insegna della continuità, la tedesca Ursula von der Leyen. Che per selezionare meglio i suoi nuovi commissari si è presa una bella vacanza, durante la quale potrà avere consultazioni a distanza più discrete, più al riparo dalle luci che di solito disturbano, più di aiutare.

Ma prima di andarsene in ferie la presidente deve avere abbassato troppo la guardia perché è uscito dagli uffici suoi o limitrofi un dossier che sembra studiato e confezionato apposta per alimentare, almeno in Italia, il sovranismo. Un dossier sullo stato delle delle libertà che rende il nostro Paese per niente invidiabile. Dove il governo Meloni ha messo in cantiere un pacco di riforme, qualcuna persino già approvata da un Parlamento evidentemente incauto come una legge intestata al guardasigilli Carlo Nordio, che è finalizzato o comunque destinato a sovvertire la democrazia. Vi è compreso naturalmente il cosiddetto premierato, cioè il progetto dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, peraltro in un Paese dove già vengono eletti direttamente i sindaci e i presidenti delle regioni.
Confezionato anche con notizie di prima mano, diciamo cosi, fornite da “ispettori” mandati da Bruxelles a Roma e dintorni, il dossier anticipato con uso abbondante di virgolette, e indicazioni precise di pagine, paragrafi e quant’altro, dalla corazzata della flotta di carta delle opposizioni al governo che è la Repubblica; confezionato, dicevo, anche con notizie di prima mano di ispettori, il dossier sembra una raccolta più o meno minuziosa di tutte le proteste -dottrinarie, politiche e simili- delle categorie che si sentono minacciate dalle riforme, a cominciare dai magistrati, e dei partiti aspiranti al campo più o meno largo dell’alternativa. Anzi larghissimo, visto che vi si è appena prenotato anche Matteo Renzi dopo la benefica “partita del cuore” giocata all’Aquila con la segretaria del Pd Elly Schlein, con tanto di abbraccio a beneficio dei fotografi.
A leggerlo nelle ampie anticipazioni fornite da Repubblica, il dossier di Bruxelles non mi sembra francamente il massimo che si possa o debba aspettare da una Commissione neutra quale dovrebbe essere considerata quella dell’Unione Europea. In cui tutti i paesi dovrebbero essere e sentirsi rappresentati davvero, nelle loro maggioranze e non solo nelle loro opposizioni.
Il dossier sull’Italia degradata all’Ungheria di Viktor Urban contesta, fra l’altro, il progetto del premierato sposando le preoccupazioni delle opposizioni italiane anche per il vulnus che subirebbe la figura istituzionale del presidente della Repubblica. Che lo stesso dossier però umilia di fatto ignorando che fra le sue prerogative di alta garanzia c’è quella, diligentemente applicata da Sergio Mattarella, di autorizzare la presentazione dei disegni di legge del governo alle Camere e di rinviare al Parlamento leggi che dovesse ritenere in contrasto con i principi costituzionali. A meno che con il suo dossier la Commissione uscente dell’Unione non consideri, sotto sotto, anche la Costituzione italiana una mezza burla: altro che la più bella del mondo vantata dalle stesse opposizioni.
Comunque si veda e si giri, questo dossier appare più una frittata che altro. Un soccorso, ripeto, ai sovranisti diffidenti o contrari all’Unione, per giunta all’inizio di una nuova legislatura dell’Europarlamento. Che mi sembra francamente cominciata come peggio non si poteva, come sostengono appunto i sovranisti.
Pubblicato sul Dubbio































