Gli auguri dovuti e meritati a Sergio Mattarella per i suoi 83 anni

Ottrantatre anni appena compiuti e molto ben portati, pronto alla battuta e ai richiami, come quello appena levato in difesa della libertà d’informazione dopo l’aggressione a un giornalista della Stampa compiuta da facinorosi di destra, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non avrà certamente bisogno del bel ventaglio di rito regalatogli dai giornalisti parlamentari, intesi come quelli che seguono i lavori delle Camere e la politica più in generale, per difendersi dal caldo torrido di questa estate. Saloni, sale e uffici del Quirinale sono ben protetti, al pari dei siti dove il capo dello Stato trascorrerà le sue ferie.

         Il ventaglio  sarà utile a Mattarella, piuttosto, pur nella sua ingombrante eleganza, per allontanare scaramanticamente da sé l’attenzione maleducatamente riservatagli, abusando della libertà d’informazione, da qualcuno che non gli perdona la posizione assunta sin dal primo momento contro la Russia di Putin per l’aggressione all’Ucraina.

Dal Fatto Quotidiano

         Sentite, anzi leggete con me quello che ha appena scritto nel suo editoriale di giornata il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: “Per carità, rispetto a Biden è un pischello. Ma quando parla di guerre Sergio Mattarella non pare lucidissimo”.

         Biden, come si sa, si è appena ritirato per ragioni di età dalla corsa per una conferma alla Casa Bianca. Sergio Mattarella è abbastanza in buona salute per lasciare prevedere che porterà a termine regolarmente e lucidamente il suo secondo mandato.

         Auguri, signor Presidente.  

Fitto nella corsa a Bruxelles si fa piacere anche il dossier contro l’Italia

         Raffaele Fitto, il ministro degli affari europei e dintorni che la premier Giorgia Meloni tiene molto in conto -tanto da essere rappresentata da alcuni giornali come indecisa se trattenerlo nel governo o promuoverlo mandandolo nella nuova Commissione europea, se dovesse strappare alla presidente Ursula von der Leyen le deleghe adeguate-  ha fatto di suo un passo verso Bruxelles   con una lettura anestetica, diciamo così, del dossier appena pubblicato dalla Commissione uscente sullo stato di diritto in Italia. Che sarebbe minacciato dalle riforme progettate dal governo e all’esame del Parlamento, a cominciare dal cosiddetto premierato, come viene tradotta istituzionalmente l’elezione diretta del presidente del Consiglio.

         Cinquantacinque anni da compiere il 28 agosto, democristiano di provenienza, in competizione con Pier Ferdinando Casini per il titolo di superstite di maggiore successo di quello che fu il partito dello scudo crociato, Fitto non si è adombrato per le “preoccupazioni” espresse dal dossier della Commissione uscente sugli effetti delle riforme in cantiere nel Parlamento italiano. A queste preoccupazioni ha preferito i “riconoscimenti” dei progressi della “digitalizzazione” nel settore giudiziario e altri aspetti ignorati dai critici del rapporto. Che comunque -ha ricordato il ministro- non riguarda solo l’Italia ma tanti altri paesi dell’Unione.

Titolo del Foglio

         Questa lettura -ripeto, anestetica o anestetizzante- del dossier europeo è condivisa dal Foglio, che se la prende in un titolo di prima pagina con le forzature, anzi le “bufale”, di una Repubblica, quella di carta, che l’ha sventolata ieri come una bandiera nella navigazione contro il governo parafascista, o simile, di Giorgia Meloni.

Testo del Foglio

         “Il rapporto -scrive ottimisticamente Il Foglio- non fa che fotografare la situazione, dando spazio a tutte le voci. Riportare soltanto quelle critiche, spacciandole pure per posizioni della Commissione Ue, è pura opera di disinformazione”, accompagnata “con traduzioni maccheroniche dall’inglese degne di uno studente delle scuole medie”. Alla cui cultura è stato degradato anche un ex collaboratore, peraltro, del Foglio, ed ex capo ufficio stampa della Meloni a Palazzo Chigi, come Mario Sechi. Che da direttore di Libero è rimasto basito, non a torto, dalla lettura del dossier.

Titolo di Libero

         “La patacca europea”, ha titolato Libero, “che bastona l’Italia su riforme e informazione” usando come “fonti di studio Ong, toghe rosse e l’Anac in mano all’opposizione”.

Mario Sechi su Libero

         Molto più vistosamente e duramente dell’ormai confratello editoriale Il Giornale, Sechi ha scritto, raccomandato e quant’altro nel suo editoriale, riprendendosi un po’ le funzioni svolte in passato a Palazzo Chigi: “Il centrodestra di fronte a questa falsa rappresentazione deve rispondere a tono”. Che purtroppo è stato, almeno a livello di governo, quello del ministro Fitto, probabile successore dell’italiano Paolo Gentiloni, non si sa ancora con quali deleghe, nella Commissione di Bruxelles.

Ripreso da http://www.startmag.it

Se partono persino da Bruxelles soccorsi ai sovranisti d’Italia

Dal Dubbio

     Sconfitti nelle elezioni europee di giugno, come sostengono i loro avversari, o soltanto contenuti, come ritengono i critici più avveduti, per niente convinti di avere davvero vinto la partita, o violentati dalla pervicace volontà di Parigi e di Berlino di imporsi a tutti gli altri soci, vecchi e nuovi, dell’Unione continentale formalizzata con i trattati di Maastricht del 1992, i sovranisti hanno buone ragioni di sperare in una ripresa.

Lavorano a loro favore ogni giorno, e ogni notte, proprio quelli che dovrebbero combatterli migliorando l’Unione. Cioè gestendola o addirittura governandola, prima ancora che cambiandone le regole, in modo da far crescere la fiducia in essa. Così dovrebbero fare i componenti della Commissione di Bruxelles a capo della quale è stata confermata, all’insegna della continuità, la tedesca Ursula von der Leyen. Che per selezionare meglio i suoi nuovi commissari si è presa una bella vacanza, durante la quale potrà avere consultazioni a distanza più discrete, più al riparo dalle luci che di solito disturbano, più di aiutare.

        Ma prima di andarsene in ferie la presidente deve avere abbassato troppo la guardia perché è uscito dagli uffici suoi o limitrofi un dossier che sembra studiato e confezionato apposta per alimentare, almeno in Italia, il sovranismo. Un dossier sullo stato delle delle libertà che rende il nostro Paese per niente invidiabile. Dove il governo Meloni ha messo in cantiere un pacco di riforme, qualcuna persino già approvata da un Parlamento evidentemente incauto come una legge intestata al guardasigilli Carlo Nordio, che è finalizzato o comunque destinato a sovvertire la democrazia. Vi è compreso naturalmente il cosiddetto premierato, cioè il progetto dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, peraltro in un Paese dove già vengono eletti direttamente i sindaci e i presidenti delle regioni.

       Confezionato anche con notizie di prima mano, diciamo cosi, fornite da “ispettori” mandati da Bruxelles a Roma e dintorni, il dossier anticipato con uso abbondante di virgolette, e indicazioni precise di pagine, paragrafi e quant’altro, dalla corazzata della flotta di carta delle opposizioni al governo che è la Repubblica; confezionato, dicevo, anche con notizie di prima mano di ispettori, il dossier sembra una raccolta più o meno minuziosa di tutte le proteste -dottrinarie, politiche e simili- delle categorie che si sentono minacciate dalle riforme, a cominciare dai magistrati, e dei partiti aspiranti al campo più o meno largo dell’alternativa. Anzi larghissimo, visto che vi si è appena prenotato anche Matteo Renzi dopo la benefica “partita del cuore” giocata all’Aquila con la segretaria del Pd Elly Schlein, con tanto di abbraccio a beneficio dei fotografi.

          A leggerlo nelle ampie anticipazioni fornite da Repubblica, il dossier di Bruxelles non mi sembra francamente il massimo che si possa o debba aspettare da una Commissione neutra quale dovrebbe essere considerata quella dell’Unione Europea. In cui tutti i paesi dovrebbero essere e sentirsi rappresentati davvero, nelle loro maggioranze e non solo nelle loro opposizioni.

         Il dossier sull’Italia degradata all’Ungheria di Viktor Urban contesta, fra l’altro, il progetto del premierato sposando le preoccupazioni delle opposizioni italiane anche per il vulnus che subirebbe la figura istituzionale del presidente della Repubblica. Che lo stesso dossier però umilia di fatto ignorando che fra le sue prerogative di alta garanzia c’è quella, diligentemente applicata da Sergio Mattarella, di autorizzare la presentazione dei disegni di legge del governo alle Camere e di rinviare al Parlamento leggi che dovesse ritenere in contrasto con i principi costituzionali. A meno che con il suo dossier la Commissione uscente dell’Unione non consideri, sotto sotto, anche la Costituzione italiana una mezza burla: altro che la più bella del mondo vantata dalle stesse opposizioni.

         Comunque si veda e si giri, questo dossier appare più una frittata che altro. Un soccorso, ripeto, ai sovranisti diffidenti o contrari all’Unione, per giunta all’inizio di una nuova legislatura dell’Europarlamento. Che mi sembra francamente cominciata come peggio non si poteva, come sostengono appunto i sovranisti.

Pubblicato sul Dubbio

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