Le allergie di Facebook alla innocente cena delle beffe di Sem Benelli

Facebook è curiosamente allergico ad ogni richiamo – che sia nel titolo di un post o solo nel testo- alla “cena delle beffe”.  Che pure è soltanto il titolo di un famoso, innocuo dramma di Sem Benelli, ispiratore dell’omonimo film del 1942 di Alessandro Blasetti.  Che incorse nella censura, non distratta neppure dalla guerra, per un seno nudo dell’attrice Clara Calamai.  

         Ho scritto di “cena delle beffe” , pure nel titolo, a proposito del primo vertice conviviale europeo dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno, ne rho riscritto solo nel testo, per prudenza,  dopo il secondo incontro, osservando che dalle beffe si è passati ai paradossi, e sono incorso ugualmente nella…punizione, nonostante il precedente reclamo inoltrato secondo le richieste procedure elettroniche.

         Un social network che adotta questi criteri di giudizio, selezione e quant’altro del materiale informativo che vuole passare per i suoi canali si fa male, anzi malissimo da solo. E fa involontaria concorrenza alle pratiche censorie della stampa nei regimi dittatoriali quando ancora non c’erano internet, annessi e connessi. E’ possibile che nessuno dei responsabili se ne accorga, o se ne renda conto? Misteri della presunta modernità.

Le…mille letture del Consiglio Europeo sui vertici dell’Unione

Da Repubblica

Dalla cena delle beffe, come apparve quella del precedente vertice europeo dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno, in cui già francesi e tedeschi, o popolari e socialisti per calarsi nei partiti, fecero spallucce ai risultati, si è passati col secondo incontro conviviale alla cena dei paradossi. Dove giornali e forze o aree politiche di riferimento, diciamo così, hanno fornito rappresentazioni opposte dell’astensione di Giorgia Meloni sulla designazione della tedesca e popolare -intesa come appartenenza all’omonimo partito- Ursula von der Leyen a presidente confermata della Commissione europea. E del no invece alla designazione del socialista Antonio Costa alla presidenza del Consiglio e della liberale estone Kaja Kallas ad alto commissario per la politica estera: almeno quella nominalistica, non essendovene di fatto una ma ancora quante sono quelle degli Stati dell’Unione.

Dal Riformista

         C’è chi ha visto, lamentato, denunciato, secondo i casi, nella linea della Meloni una spinta all’isolamento o una incapacità, se non rifiuto, di scegliere -come ha titolato il Riformista o scritto su Repubblica Andrea Bonannifra il ruolo di “statista” in quanto presidente del Consiglio “o leader di partito”. Che peraltro in Italia ha un po’ di problemi, diciamo così, con i giovani ripresi, sia pure furtivamente, a inneggiare al fascismo e nazismo procurandosi augurabilmente espulsioni, e non solo dimettendosi come alcuni hanno cominciato ragionevolmente a fare.

Dal Fatto Quotidiano

         Ma sullo stesso versante critico verso la linea della Meloni c’è chi -per esempio, il Fatto Quotidiano del direttore Marco Travaglio e del lettore molto apprezzato Giuseppe Conte- ha liquidato come “finta guerra”, quella della premier italiana, che “si distingue ma non rompe”. E in effetti essa risulta a tutti in trattative, neppure tutte dietro le quinte, a cominciare con la presidente uscente e designata, per la composizione della Commissione, in tempo per guadagnarsi l’appoggio dei deputati conservatori, e meloniani, nel passaggio parlamentare a scrutinio segreto e rischioso sulla sua conferma, verso metà luglio.  

Dal Foglio

         C’è anche chi si è spinto oltre nella lettura, nelle previsioni e negli auspici: dall’Europa che “adesso parla in italiano”, secondo L’Identità, alla “lunga vita” augurata dal Foglio “alla maggioranza anti Putin” destinata formarsi nel nuovo Parlamento europeo attorno a Ursula von der Leyen. O “Ursulina”, come l’ha definita con ironia e simpatia Tommaso Cerno sul Tempo che dirige.

Dal Tempo

         Ce n’è insomma per tutti i gusti politici e personali. Basta aspettare con pazienza, per quanto accaldati dall’estate e distratti dai campionati europei di calcio, gli sviluppi delle trattative per la composizione della commissione in cui la Meloni è già impegnata, sostenuta e incoraggiata peraltro dal premier polacco Tusk, dello stesso partito di “Ursulina”, che ha avvertito: “Non c’è Europa senza Italia”.

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