Doppio viatico alla missione grintosa della Meloni al Consiglio Europeo

Meloni al Senato, dopo la Camera

Poteva bastare il viatico delle Camere a Giorgia Meloni per la sua grintosa missione a Bruxelles, in un Consiglio Europeo praticamente contestato dalla premier italiana, nelle consuete comunicazioni parlamentari della vigilia, per “le logiche da caminetto”.  Che hanno indotto popolari, socialisti e liberali ad accordarsi prima, e da soli, sui vertici apicali dell’Unione. Dove i partiti della maggioranza uscente hanno prenotato la conferma della tedesca Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, la presidenza del Consiglio Europeo per il portoghese Antonio Costa e la postazione del commissario delegato agli affari esteri e alla sicurezza per l’estone Kaja Kallas.

Dal Riformista

         Ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto aggiungere anche il suo viatico, nell’incontro conviviale con i maggiori esponenti del governo che precede sempre i vertici europei a Bruxelles, ammonendo pure lui che “non si può prescindere dall’Italia” nella governance dell’Unione per il suo ruolo di paese fondatore e le sue dimensioni. Un paese peraltro politicamente il più stabile in Europa dopo elezioni continentali che hanno compromesso in modo particolare i governi della Francia e della Germania. In Francia addirittura è scattato il meccanismo delle elezioni anticipate per decisione del presidente della Repubblica, che non ha voluto attenderne i risultati per tessere a suo modo la tela dei nuovi assetti al vertice dell’Unione.

         L’assist del capo dello Stato alla Meloni è stato politicamente rafforzato con l’annuncio della firma apposta alla legge sulle cosiddette autonomie differenziate, molto contestata in Parlamento e nelle piazze dalle opposizioni anche con l’appello a Mattarella ad avvalersi del diritto di rinviare il provvedimento con “messaggio motivato” per “una nuova deliberazione”, come dice l’articolo 74 della Costituzione. Deliberazione nuova e ultima, perché dopo la firma del capo dello Stato diventa semplicemente obbligatoria.

ScreCorriere della Sera

         Mattarella avrebbe potuto trattenere la legge per un mese. Che, secondo indiscrezioni di stampa non smentite, il Presidente avrebbe avuto intenzione di prendersi per intero. Invece sono bastati pochi giorni. E la firma, ripeto, è arrivata proprio alla vigilia di un passaggio politico molto importante per il governo come il Consiglio europeo di oggi e domani. Su cui i giornali hanno titolato ricorrendo a immagini belliche o da ring.

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno

         Le opposizioni hanno cercato naturalmente di enfatizzare lo sgarbo, quanto meno, riservato al governo dai suoi interlocutori nell’Unione, ma esse hanno dovuto dividersi in ben sei documenti per votare al termine della discussione parlamentare: non proprio il massimo per aspiranti ad un’alternativa. Su un tema peraltro così importante come i rapporti con l’Unione Europea, o il modo di parteciparvi.  Saranno lunghi, anzi lunghissimi, come ha ammesso Pier Luigi Bersani nel salotto televisivo della Gruber, i tre anni di mandato elettorale che il governo Meloni ha ancora davanti a sé.

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