Un altro Ruini imperdibile, contro “la dialettica amico-nemico” in politica

         Un altro Ruini imperdibile -il vecchio cardinale Camillo, presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 1991 al 2007- dopo quello dell’intervista a Francesco Verderami, del Coriere della Sera, sul no opposto nel 1994 a Oscar Luigi Scalfaro che agiva contro Silvio Berlusconi.  Questa volta, e di nuovo al Corriere della Sera, ma parlando con Antonio Polito per il supplemento Sette, ha condannato la politica odierna non dissimile da quella di 30 anni fa. Allora centrata contro Berlusconi, ora contro Giorgia Meloni.

         Limitato nei movimenti a più di 93 anni di età ma lucidissimo nella memoria e nei ragionamenti -culturali, teologici e antropologici- sino al ripristino dell’Inferno quasi soppresso di recente da Papa Francesco, il cardinale Ruini ha praticamente ammonito che non la passerà liscia nell’aldilà chi si comporta male nell’aldiquà, per quanto misericordioso possa e potrà ancora essere il Padreterno.

Testuale

         Che giudizio dà della politica di oggi? ha chiesto Polito a Ruini. “Non si può vivere -ha risposto il cardinale- solo della dialettica amico-nemico. Ci sono principi non negoziabili come l’amore del prossimo, la famiglia, la vita….C’è un comandamento chiaro che dice “non ammazzare”. Una parte della politica li difende ancora, ma la pressione culturale è enorme”.

Giorgia Meloni ed Elly Schlein

         Il “non ammazzare” reclamato da Ruini non va inteso solo in senso fisico, ma anche metaforico. E’ quello che aleggia nelle piazze dove le opposizioni stanno trasferendo l’opposizione al governo non riuscendo a prevalere nelle aule parlamentari. E lo rappresentano come il “nemico” del popolo, specie quello meridionale, della democrazia, della Costituzione, della bandiera e di tutto ciò che gli avversari della Meloni impugnano contro di lei e la sua maggioranza. Che mancherebbe persino di legittimità, se si rapporta la percentuale dei suoi voti nelle urne non ai votanti, come da legge, ma agli aventi diritti al voto, cioè al lordo degli assenti, astenuti e simili, che nelle recenti elezioni europee sono stati più numerosi dei partecipanti. Si sovvertono così anche i principi costituzionali pur di cercare di demonizzare un governo non condiviso.

         Nella Costituzione la partecipazione della “maggioranza degli aventi diritto al voto” è richiesta dall’articolo 75 della Costituzione solo per sancire la validità del risultato di un referendum abrogativo “di una legge o di un atto avente valore di legge”, non per eleggere il Parlamento cui il popolo delega, senza il cosiddetto quorum, “la sovranità” conferitogli dal primo articolo della stessa Costituzione. Qui cominciano ad essere troppi gli asini che volano. E ci sommergono di bombe di carta.

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