
Amadeus, 61 anni ben portati, ha chiuso festosamente le sue edizioni del festival della canzone a San Remo incoronando la vincitrice che quest’anno è stata Angelina Mangio. E Giorgia Meloni, 47 anni compiuti il mese scorso, continuerà a portarsi, allegramente anche lei pur fra qualche broncio, quella che è considerata da molti la croce del governo. Lo farà dividendosi fra cerimonie celebrative, come quelli di ieri pe il dramma a lungo sottovalutato delle foibe, incontri con parti che hanno sempre qualcosa da chiedere, o di cui lamentarsi, vertici internazionali e, ora, anche la preparazione di un duello televisivo con la segretaria del Pd Elly Schlein. Che dalle colonne del Corriere della Sera le ha anticipata una sfida per la pace a Gaza. Che putroppo dipenderà pure, ma assai poco dal governo italiano, e tanto memo dalle opposizioni peraltro divise anche su questo, dopo avere accarezzato unite solo il sogno di vedere metaforicamente la Meloni, e magari anche il cognato ministro dell’Agricoltura, travolti dea trattori e dalle mucche in agitazione.

Quella del governo italiano, e non solo di questo in carica, sarà pure una croce, ripeto, ma stavolta senza le solite o frequenti strumentalizzazioni delle difficoltà congiunturali. elencate a livello istituzionale e/o neutro. Questa volta non da Sanremo, dove sembrava essersi trasferita la capitale sociale, culturale eccetera d’Italia, ma da Genova distante solo 146 chliometri si è levata una voce positiva, di incoraggiamento più che di monito, per il governo. Non quella di un cantante fuori dal coro, controcorrente, allontanato dall’Ariston e dintorni,, e neppure da un quasi omonimo ex campione italiano di tennis, ormai archiviatto dal giovane Sinner, ma dal nuovo governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Sulla cui fiducia ha dovuto titolare, chissà quanto a malincuore, conoscendone i pessimi rapporti chiamiamoli così, col governo della premier di destra, persino la Repubblica di carta stampando che “Panetta crede nella ripresa”. In particolare, nella crescita dei salari e, con questi, dell’economia nazionale, ora che si è esaurita la fase degli aumenti del costo del denaro ed è tornato a scendere o a contenersi il costo della vita.

Saranno pure “solo lacrime e sangue” quelle che ci riserverà “già dal 2025” il nuovo patto di stabilità europeo evocato dal solito Fatto Quotdiano nell’altrettanto solita sintonia con l’ex premier grillino Giuseppe Conte, secondo solo a Cavour nella graduatoria dei presidenti del Consiglio coltivata da Marco Travaglio. Sarà pure “Cassa continua”, cha titolato da copertina L’Idenità di Tommaso Cerno prendendosela nel sommario con ”i tassi alti extraprofitti, prestiti negati, banche che fanno miliardi e gli italiani sempre più poveri”, ma per una volta fateci comsolare con le ben diverse considerazioni del governatore in carica della Banca d’Italia, nominato con tutte le procedure di legge, non sorteggiato fra comici alla Beppe Grillo.
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