La festa della sinistra e dintorni per il calo del pil nel secondo trimestre dell’anno

Ciò che resta della sinistra, fra il Pd di Elly Schlein e il ritrovato “avvocato del popolo” Giuseppe Conte, che è riuscito persino a trasformare il fondatore e garante Beppe Grillo in un consulente a libro paga -avrebbe detto una volta lo stesso Grillo- del MoVimento 5 Stelle, festeggia il pur modesto calo del pil registrato dall’Istat nel secondo trimestre dell’anno. In festa anche Repubblica col titolo di annuncio che “l’economia adesso frena” e l’Italia è o torna “ultima tra big europei”. La Stampa racconta a suo modo “il difficile ritorno” di Gorgia Meloni dagli Stati Uniti “a Little Italy”, stretta fra i problemi interni della sua maggioranza e le proteste politiche e sociali contro il reddito di cittadinanza tolto con un sms dall’Inps a 169 mila famiglie. Che stanno salendo in queste ore a 249 mila, una rappresentanza delle quali, contenuta dalle forze dell’ordine, ha protestato a Napoli -e dove sennò?- non riuscendo tuttavia ad occupare tutta Piazza del Plebiscito.

         Il mio amico Piero Sansonetti ha colto l’occasione per fare tornare sempre di più alle origini la sua Unità per compiacersi che “il miracolo italiano” targato Meloni sia “durato 3 mesi” soltanto, superato dal “crollo del pil” e dal carovita che “sale”, anche se -in verità- l’inflazione risulta in contrazione. Persino il buon Davide Giacalone, sulla sua “Ragione” certamente non di sinistra, pur riconoscendo che non stiamo marciando verso la recessione, ha voluto titolare sulla “DeCrescita”.

         A leggerne solo l’incipit pure l’ex senatore Carlo Cottarelli, eletto nelle liste del Pd e dimessosi con l’arrivo della segretaria Schlein, sembra partecipe, sulla Stampa, dello smacco subìto dalla Meloni con i dati sul pil del secondo trimestre di quest’anno. “Ma- ha poi avvertito onestamente l’economista che Sergio Mattarella tentò nel 2018 di mandare a Palazzo Chigi al posto di Conte- come era sbagliato prima esultare prematuramente” per la crescita del pil nel primo trimestre “sarebbe ora ugualmente sbagliato dare troppa importanza al dato di un singolo trimestre. Se guardiamo alla crescita nel complesso della prima parte dell’anno, l’Italia sta nella media europea”.

  Anche sul Foglio si racconta e si spiega “perché non c’è ancora da preoccuparsi per il calo del pil italiano”. Come, dove sto scrivendo, considero per niente preoccupante il calo, finalmente, della temperatura provocato solo da un bel maestralino, non da qualcuna delle grandinate “terroristiche” di cui ha parlato ieri in una intervista a Repubblica, a sostegno di una maggioranza d’emergenza nell’Unione Europea  per la transizione ecologica, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Al quale, puntuale come un treno o un orologio svizzero, Maurizio Belpietro sulla Verità ha intimato di tacere contestandogli scarsa competenza ambientale e soprattutto quel pur modesto prelievo dai conti correnti bancari degli italiani effettuato dal suo primo governo nel  lontano 1992.

L’assist climatico di Giuliano Amato a Giorgia Meloni nell’Unione Europea

Ancora alle prese, a 85 anni belli che compiuti e ben portati, beato lui, con le palle da tennis da giocatore dilettante, secondo i suoi amici ed estimatori campione mancato negli anni giovanili solo per la sua scelta di non praticare da professionista questo sport, Giuliano Amato non perdona al clima di avere preso l’abitudine di mandarcene addosso di ghiacciate come sassi devastanti. E si è vendicato a suo modo dando proprio al clima del “terrorista”, persino peggiore di quelli degli anni di piombo perché “indiscriminato”, diversamente dai brigatisti, neri e soprattutto rossi. Che selezionavano i loro obiettivi pur quando praticavano “macelleria”, come ammisero di aver fatto in via Fani il 16 marzo 1978 i sequestratori di Aldo Moro sterminandone la scorta.

         Altro quindi che terroristi i cosiddetti negazionisti che, operosi anche in questo campo, denunciano la pericolosi delle reazioni della natura agli abusi che facciamo del territorio su cui abitiamo e facciamo schifezze di ogni tipo e grandezza. Il terrorista -ripeto- per Amato è proprio il clima, dal quale bisogna difendersi cambiando le nostre abitudini di vita e buttandola un po’ anche in politica. E come?  Formando maggioranze di “emergenza” per riparare ai danni compiuti, mettere in sicurezza ciò che sicuro non è più e placare la natura impazzita e incattivita nelle reazioni alle offese che ritiene di avere ricevuto per troppo tempo. Emergenza come quella praticata a livello politico in Italia nei già ricordati anni di piombo, quando democristiani e comunisti elettoralmente alternativi si misero d’accordo e crearono le premesse, quanto meno, della lunga azione di contrasto che negli anni successivi, pur con maggioranze diverse, e fra troppi funerali cui l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini partecipava piangendo e imprecando insieme, si riuscì a sconfiggere la violenza armata.

Poi, è vero, sarebbero arrivate le stragi mafiose e tutto il resto, compresi i processi e le indagini, tuttora in corso, per complicità, tradimenti, trattative e quant’altro di riconducibile alla politica e persino allo Stato o a suoi pezzi -si spera- deviati. Ma anche da quella stagione siamo riusciti a tirarci fuori, senza neppure bisogno di rinunciare alla fisiologia della lotta politica, in qualche modo esasperata dal pur bislenco bipolarismo della cosiddetta seconda Repubblica, o di questa che alcuni considerano persino quarta, almeno nei titoli di certe trasmissioni televisive.

         Amato ha troppa esperienza politica, ormai superiore anche a quella di giurista, per potersi fare soverchie illusioni sulla possibilità di pacificare maggioranza e opposizioni in Italia su un tema d’interesse così generale come il clima, diventato anch’esso di doppia, tripla lettura quasi ideologica, anche ora che le ideologie sono da tempo considerate scomparse. Dietro ogni gesto o solo sospiro della premier Berlusconi sono ancora in troppi a vedere ombre di fascismo, se non un fascismo vero e proprio di ritorno, inconciliabile con la democrazia. Anche se dovesse decidere di spegnere la fiamma che fu del Movimento Sociale nel simbolo del suo partito la Meloni continuerebbe ad essere sospettata di tentazioni o reincarnazioni fasciste. In questo il Pd di Elly Schlein e il MoVimento 5 Stelle di Giuseppe Conte dopo qualche esitazione marciano uniti, nelle piazze e non solo in qualche bar per consumare limonate.

         Ma a livello internazionale il discorso è diverso. L’agibilità, diciamo così, della Meloni è superiore perché lei più ancora della sorella a capo dei “fratelli d’Italia” è riuscita a imporsi come leader conservatrice. La sua non è più una velleità ma un’ambizione realistica di partecipare alla maggioranza nel Parlamento europeo che sarà rinnovato l’anno prossimo. Ed è proprio in Europa, al cui livello la transizione ecologica è più doverosamente e propriamente gestibile, che l’ex presidente del Consiglio in una intervista a Repubblica ha immaginato e auspicato la partecipazione della Meloni ad una nuova maggioranza. Una partecipazione non per sostituirsi ai socialisti nella loro ormai tradizionale alleanza con i popolari ma per aggiungersi ad entrambi.

         Alla intervistatrice, dubbiosa di tanta fiducia o ottimismo, che gli ricordava i rapporti comizianti della Meloni con la destra spagnola -reduce peraltro da una batosta elettorale che ha procurato alla presidente del Consiglio la raucedine attribuitale dal vignettista Emilio Giannelli sul Corriere della Sera-  Amato ha risposto col suo solito modo sottile di osservare e ragionare. Grazie all’estremismo mediatico praticato in Italia da Maurizio Belpietro, che ritiene esagerate e false le preoccupazioni per il surriscaldamento della terra e le cause e gli effetti che gli attribuiscono i verdi e simili, Amato ha potuto così difendere la premier italiana distinguendola dagli amici ispanici: “Nel programma di Vox è scritto che la transizione  ecologica è un’invenzione delle elites per portare via i soldi ai ceti popolari. Mi sembra che in Italia queste posizioni estremiste siano confinate ai titoli del giornale La Verità”, che è diretta appunto da Belpietro. E che ora tratterà il presidente emerito della Corte Costituzionale peggio ancora di quanto non abbia già fatto, per i più svariati motivi, dall’uscita del primo numero.

Pubblicato sul Dubbio

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