Mario Draghi, il migliore dopo Alcide De Gasperi

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Se la memoria non mi tradisce, sono undici gli ex presidenti “superstiti” del Consiglio: Arnaldo Forlani, Silvio Berlusconi, Lamberto Dini, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, nell’ordine in cui si sono succeduti a Palazzo Chigi fra prima, seconda, terza e non so quant’altre Repubbliche, visto che ogni tanto qualcuno se ne inventa una, tutte comunque a Costituzione invariata,  come solo nel nostro fantasioso Bel Paese può accadere.

Voglio sperare che gli undici ex abbiano avuto occasione di seguire televisivamente da casa la conferenza stampa di fine anno tenuta da Mario Draghi e ne abbiano invidiato la concisione. Che ne ha fatto non un tecnico, non un improvvisato ma il più professionale dei presidenti del Consiglio.

L’uomo, anzi “il nonno”, come lui ha preferito definirsi, non ha avuto bisogno di spendere molte parole per confermarsi “a disposizione delle istituzioni”, pronto a proseguire il suo lavoro di presidente del Consiglio anche con un altro presidente della Repubblica, a patto che disponga della stessa, larga maggioranza che lo ha sostenuto sinora. E della quale si è mostrato soddisfatto elogiandone i partiti, per quanto alcuni di essi abbiano ogni tanto mostrato disagio, sofferenza e quant’altro. 

Draghi non ha avuto bisogno di molte parole neppure quando, non escludendo praticamente di poter essere anche lui il successore del “saggio” ed “esemplare” Mattarella, ha liquidato come più chiaramente non si poteva l’ipotesi che lui al Quirinale possa praticare quel “sempiresidenzialismo” surrettizio indicato anche da alcuni suoi estimatori, come il ministro legista e amico Giancarlo Giorgetti. Nella laconica risposta ad un giornalista che gli aveva teso  questa trappola con una domanda sulla figura appunto del capo dello Stato egli ha detto che la nostra è e rimane una Repubblica parlamentare. Nella quale il capo dello Stato non può “accompagnare” e tanto meno “sostituire” il presidente del Consiglio. Che, per quanto nominato dal presidente della Repubblica con iniziativa autonoma, come a Draghi è capitato appunto con Mattarella, si affida poi al Parlamento e accetta di esserne praticamente dipendente.

Il Presidente della Repubblica -ha spiegato, sempre da professionista, l’ex presidente della Banca Centrale Europea parlando di quando e come fu chiamato da Mattarella alla guida del governo- più o prima ancora che “un notaio”, come spesso si dice, è costituzionalmente il “garante dell’unità nazionale”. In none della quale egli si sentì  appunto chiamato alla Presidenza del Consiglio, vi è rimasto e potrebbe ancora rimanervi. 

Complimenti, signor presidente.

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2 risposte a "Mario Draghi, il migliore dopo Alcide De Gasperi"

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  1. Questa valutazione del discorso del Presidente Draghi mi ha favorevolmente sorpreso. Dopo tante interpretazioni sentite a partire da ieri sera ,tutte con una vena di sottintesa o aperta critica ,credo che questa sia la vera interpretazione che si addice alla sua figura.

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