Vauro traduce in vignetta il Grasso “prestanome” indicato da Macaluso

Senza voler togliere nulla alla bravura e alla simpatia di Vauro Senesi, ho colto l’involontario zampino del nostro comune amico Emanuele Macaluso nella vignetta ch’egli ha dedicato all’ascesa di Pietro Grasso, acclamato domenica dai militanti della nuova sinistra antirenziana capo di Liberi e uguali. Che esordiranno elettoralmente fra qualche mese.

La vignetta è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano, dove i sentimenti verso Grasso sono, diciamo così, opposti. Da una parte il direttore di quel giornale ne apprezza l’antirenzismo, dall’altra non riesce ancora a perdonargli di essere arrivato a suo tempo alla guida della Procura Nazionale Antimafia grazie ad una legge improvvisata dall’allora maggioranza di centrodestra per precludere la carica a Giancarlo Caselli con espedienti anagrafici.

Vauro ha messo nelle mani di un entusiasta militante di sinistra un cartello inneggiante al nuovo capo, scambiato però per il grasso, al minuscolo, più celebre in questi giorni per i suoi missili nucleari: il dittatore nordcoreano, e comunista, Kim Jong-un. Di cui alla Casa Bianca il presidente Trump non vede l’ora di ordinare l’annientamento con i missili americani.

Al malcapitato militante italiano tocca di incrociare per strada non un missile ma un trasecolato pedone Massimo D’Alema, che gli rimprovera l’equivoco e gli spiega che il Grasso da festeggiare è quello con la maiuscola, che ora divide il suo tempo fra i doveri della seconda carica istituzionale della Repubblica e quelli dell’opposizione a Renzi, ed anche al governo di Paolo Gentiloni.

La vignetta di Vauro rappresenta come meglio non si potrebbe lo scenario denunciato da Macaluso nel suo commento digitale all’avventura del pur amico Grasso, da lui molto stimato negli anni in cui faceva il magistrato.

In particolare, dall’alto dei suoi 93 anni e mezzo abbondanti Macaluso ha contestato l’ingenuità di Grasso di ritenere che a 73 anni, quanti gliene ha attribuito togliendogli i 25 giorni che ancora mancano alla scadenza anagrafica, possa essere o diventare davvero un capo politico. Egli si è più semplicemente adattato al ruolo di “prestanome”: di D’Alema, quello appunto della vignetta di Vauro, più ancora dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che cinque anni fa portò l’ex magistrato in politica candidandolo al Senato nelle liste blindatissime del cosiddetto Porcellum.

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